Per le persone con autismo conversare non è una cosa così scontata come per le persone neurotipiche, in generale.
‘Noi’ neurotipici non dobbiamo riflettere sul nostro linguaggio del corpo (o interpretare quello dell’interlocutore) quando parliamo con qualcuno. Non dobbiamo fare uno sforzo eccessivo per commentare una storia che ascoltiamo.
Sappiamo qual è il tono adatto della voce a seconda della persona e dell’ambiente, sappiamo fare delle domande sull’argomento di cui si sta parlando e sappiamo come passare da un argomento all’altro. Tutte queste regole le abbiamo apprese negli anni, sin da piccoli, e sono ormai interiorizzate in noi al punto che non dobbiamo fare alcuno sforzo per metterle in pratica. Per alcuni alunni con autismo, invece, questa può essere una sfida più o meno grande. Se pensiamo alle difficoltà di leggere le emozioni proprie o altrui, la poca dimestichezza con le interazioni di tipo sociale, la difficoltà a guardare negli occhi, il sovraccarico sensoriale di certe situazioni sociali, possiamo immaginare come possa essere difficile per le persone con autismo verbali conversare in modo naturale. Possono parlare molto bene. Possono parlare per ore dei loro interessi, delle loro passioni, ma si tratta di monologhi, non dialoghi. Non si parla, ovviamente, di tutte le persone con autismo.

Insegnare queste regole, apprese in molti anni dai neurotipici, può essere, quindi, un’impresa davvero complessa.
Nel prossimo blog vedremo quali sono le abilità che contano per migliorare la capacità nel conversare.

Le regole della conversazione 1
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